Sì, lo ammetto. Mi fanno proprio arrabbiare 👹
Alcuni spot, soprattutto di recente, toccano un tasto che mi fa scattare come una molla. Probabilmente perché è un tasto dolente.
Ma come, Nicla? Sei magra. Sportiva. Mangi bene. Di che tasto dolente stai parlando?
Parlo del linguaggio. Lo stesso che ho utilizzato per anni con me stessa. Un linguaggio di guerra.
Che si tratti del nuovo workout ormonale, piuttosto che della scoperta del secolo sul gene dell’obesità o del microbiota intestinale legato al sovrappeso, il linguaggio non cambia mai.
Siamo in guerra. E siamo in guerra contro noi stesse.Â
Fino a qualche anno fa combattevo la stessa guerra.Â
E non perché fossi in sovrappeso, bensì perché avevo paura di perdere ciò che avevo. L’agilità fisica, la salute, la vitalità , la gioia di vivere il mio corpo in modo reattivo. Un modo che conoscevo.
Perché alla fine diciamocelo, chi lo vuole:
- Un corpo vissuto?
- Una pancia segnata dalle gravidanze?
- Un ventre gonfio lavorato dagli ormoni delle menopausa?
- Microbi cattivi che nell’intestino si trattengono i chili di troppo?
- Il cortisolo alto che rema contro il peso?
- Un metabolismo rallentato?
- Un gene orripilante che mi vuole grassa per sempre?
È qui che il linguaggio della guerra arriva e fa razzia.
Perché non è solo il corpo vissuto, sono gli anni passati e che non tornano indietro.
Non è la pancia delle gravidanze o il ventre gonfio degli ormoni, è il segno lasciato sulla pelle che troppe volte si è fatto cicatrice.
E non sono i microbi cattivi o i geni ribelli: sono i nemici nascosti dentro al mio corpo che fanno di me ciò che vogliono, anche contro la mia volontà .
Ecco. È qui che la guerra attecchisce, con il suo linguaggio coatto di esperti nutrizionisti, scoperte scientifiche all’ultimo grido, prodotti miracolosi e workout innovativi.
Si aggancia alle nostre paure, quelle più vere.
Quelle che non confidiamo fino in fondo neanche a noi stesse. Perché toccano corde così profonde e così intime che ci trasformano in lupe.
Lupe che attaccano se stesse pur di difendere il loro territorio.
Anni fa usavo anche io questo linguaggio.
Mi aggrappavo alla dieta vegetale e integrale, alle ricette sane, alla corsa, alla meditazione, ai rimedi dietetici perché avevo paura: paura di guardarmi allo specchio. E vedere chi sono.
Che si tratti di esperti nutrizionisti, piani dietetici all’avanguardia, integratori da assumere o ricette salutiste, il risultato non cambia.
Siamo in guerra. E guerra avremo.
E allora perderemo i primi chili e poi falliremo. Festeggeremo i nuovi vestiti, il nuovo corso di yoga, l’iscrizione in palestra ma non saremo felici. Lotteremo con il cibo, cercheremo diete sempre diverse e gli esperti migliori ma non sarà mai abbastanza. Avremo mal di testa. Il ventre gonfio. La digestione difficile. E allora ci sarà l’allergologo, il naturopata, il chinesiologo e l’alchimista.
Ma non sarà abbastanza.
Noi non saremo abbastanza.
Finché saremo in guerra contro noi stesse il risultato sarà sempre e solo razzia.
In questi anni ho scelto di ascoltare il ruggito. Quel boato che mi infuocava da dentro e mi urlava: no! Io qui non ci sto.
Non ci sto a farmi dire che sono sbagliata.
Non ci sto a combattere contro il mio corpo, il mio peso, i miei ormoni, i miei anni.
Non ci sto a dovermi difendere da me stessa, dalla vita, dai suoi segni.
Non ci sto ad avere paura di chi sono.
E ho accettato di guardarmi allo specchio.
Non è stato facile. Lo ammetto. Vedere i segni sulla pelle, le smagliature sulle pieghe di una vita passata, i glutei appesantiti dai chilometri già fatti. Ho avuto davvero paura. Paura di perdere. E di perdermi.
Ho dovuto fare una cosa che tutti i messaggi guerrafondai di questi tempi impediscono di fare: ho dovuto abbassare le armi. E allargare le braccia.
A ogni parte di me. Ogni anno vissuto. Ogni esperienza finita. Ogni ruga fallita. Ogni cicatrice segnata.
E la sai una cosa? Ho vinto.
Ho vito me stessa.Â
Oggi so che cosa vuol dire avere cura di me. So che solo io lo posso fare, io e nessun altro al mio posto. E so che non sono in guerra. Non c’è nessun nemico e nessun guerriero. Sono sempre io.
Il mio nome è Nicla. E mi sto vivendo. Al meglio di ciò io posso fare per me.Â
Quando mi hanno chiesto di guidare altre donne in questo cammino non volevo accettare. Pensavo che questo percorso, del tutto personale, fosse solo mio. E che non avesse senso dirlo a qualcun’altra.
Poi ho visto questi spot. E un fuoco mi si è acceso dentro.
No! Non c’è nessuna guerra. E non c’è nessuno nemico. Ci sei tu. E puoi deporre ogni arma, puoi accoglierti per tutto ciò che già sei e diventare finalmente chi sei. Con il sostegno di tante altre donne come te.Â
Nella MasterClass di Mamy School per 70 giorni insieme a donne speciali come Anna Maria Avellina e Samoa Ceccantini conduco a questo.
- A guardarti allo specchio.
- A prenderti per mano.
- Ad amarti e ad accoglierti
- A prenderti cura di te.Â
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accademia.mamyschool.it/mamyschool/pages/masterclassalmiogiustopeso
Perché esiste un giusto peso. Certo che esiste. Quello che tu dai a te stessa.Â
E quando tu sei con te, tutto diventa in discesa.
Deponi le armi. Mettiti davanti allo specchio. E scopri chi sei. Solo allora lo diventerai.Â